Calendario dell’avvento americano – giorno #17 – Dal Benin ad Harlem, il Natale afroamericano, W.E.B. Du Bois

Through the rich body of Christmas literature bequeathed to us, we are reminded once again of the complexity of the African American experience”.
Attraverso il ricco corpo di letteratura a tema natalizio che abbiamo ricevuto in eredità, ci viene ricordata ancora una volta la complessità dell’esperienza afroamericana”.

Per gli afroamericani le festività natalizie hanno un significato carico di storia, che si intreccia con le origini dell’arrivo nel nuovo mondo in catene, passa per la conversione al cristianesimo, viene fatto coincidere con un momento di pace, un breve e intenso respiro, durante il quale è possibile riunirsi con la propria famiglia, affronta il tema delicato della diversità dentro il medesimo credo, dentro una tradizione che viene condivisa e al contempo arricchita: di che colore è la pelle di Gesù? E quella di Santa Claus? È possibile credere in un dio che ha la pelle diversa dalla nostra? È giusto credere in un dio dalla mano bianca, di quello stesso colore di quella che cala la frusta che sfregia pelli di colore diverso, che lincia i nostri simili?
Le famiglie afroamericane hanno dovuto affrontare questo argomento con i propri figli, affascinati dalla leggenda, irresistibile per ogni bambino, di un Babbo Natale buono che porta i regali, ma bianco secondo la tradizione. Altri hanno usato il Natale come un espediente per affrontare il tema politico della discriminazione razziale.

Screen Shot 2018-12-17 at 12.50.32 PM
Image credit: Beacon Press Boston (source)

La preziosissima raccolta “A Treasury of African American Christmas Stories”, curata da Bettye Collier-Thomas, raccoglie i racconti e le poesie più significative della relativamente giovane tradizione natalizia afroamericana. Si tratta di opere pubblicate tra il 1880 e il 1953 su riviste come Indianapolis Freeman, Colored American Magazine, Baltimore Afro-American, Chicago Defender, Crisis, Opportunity e Washington Bee, tutti periodici che accoglievano scrittori esclusi dalla stampa “bianca”. Particolarmente ricco è il contributo che seguì la cosiddetta Great Migration, cioè la migrazione dal sud al nord degli Stati Uniti di circa sei milioni di afroamericani che se ne andarono dalle terre a più alta densità di popolazione afroamericana (circa il 90%), ma in cui la segregazione razziale e le vergognose leggi di Jim Crow erano ancora vigenti. A poco a poco, a colpi di sentenze della Corte Suprema, anche quelle assurde leggi sarebbero cadute, ma i tempi del diritto non vanno di pari passo con le esigenze della vita, e nel frattempo le persone vengono linciate, segregate, violentate, brutalmente deprivate dei diritti civili. Si conta che circa 3.500 persone siano state assassinate per linciaggio tra il 1882 e il 1968. Sei milioni quindi se ne andarono verso nord a cercare nuove opportunità e maggiore serenità. Attorno al 1920, Harlem divenne il centro culturale del “New Negro Movement”, poi noto come “Harlem Reinassance”, il Rinascimento culturale di Harlem, rappresentativo di tutta la cultura afroamericana.

La letteratura e i racconti mantengono viva la memoria di un periodo buio. Nella poesia “The Devil spends Christmas Eve in Dixie”, “Il Diavolo trascorre la vigilia di Natale al Sud”, pubblicata nel 1934, Dobson racconta di alberi “carichi di umani”.

Screen Shot 2018-12-17 at 12.46.35 PM

Nel 1939, Abel Meeropol scrisse “Strange Fruit” come protesta contro i linciaggi. Billie Holiday la rese popolare negli anni Quaranta con il suo adattamento jazz. Il frutto che pende dell’albero è tristemente un frutto umano.

Screen Shot 2018-12-17 at 12.45.32 PM

È durante il periodo della Harlem Reinassance che l’argomento del colore della pelle di Cristo diventa un tema forte, metafora delle lotte per i diritti civili. Nel racconto “The Sermon in the Cradle” “Il sermone nella culla” di W.E.B. Du Bois, pubblicato nel 1921 sul periodico Crisis, nel cui consiglio direttivo Du Bois sedeva, si parla proprio di questo argomento. Du Bois, dopo essersi diplomato alla Fisk University in Tennessee, una storica università per neri, accede ad Harvard, dove si laurea e in seguito diventa il primo afroamericano ad ottenere un dottorato di ricerca nel prestigioso college, nel 1895.

Screen Shot 2018-12-17 at 12.54.45 PM
Image credit: Du Bois in 1918 (Library of Congress)

Nel suo racconto Gesù nasce in Benin, protettorato inglese. Un uomo saggio dell’Est viene a cercare “il Re dei Neri”: dalle sue parti hanno visto la sua stella brillare e vengono in Benin per rendergli omaggio. Il governo locale e tutta l’Inghilterra si preoccupano e vogliono sapere dove sia nato questo nuovo Cristo. Allora il Primo ministro inglese convoca il saggio dell’Est per sapere a che ora sia apparsa la stella. Ordina quindi ai suoi di andare a cercare il bambino e di dargli notizie quando lo avranno trovato, perché potrebbe decidere anche lui di raggiungerlo per pregare il nuovo Gesù. Gli esponenti del governo trovano la stalla e cadono in adorazione, dopo aver presentato in dono oro, medicina e profumi. Vengono poi avvisati da Dio in sogno di non tornare in Inghilterra.

Con il saggio vicino alla culla, il piccolo Gesù del Benin si sveglia e comincia a recitare le Beatitudini.
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.” Ma aggiunge anche un contributo per il suo popolo:

Screen Shot 2018-12-17 at 1.09.44 PM

***

Devo la scoperta del movimento della Harlem Reinassance alla mia cara amica Holly, profonda conoscitrice della cultura del Sud, componente della minoranza bianca in una contea del Mississippi che, alle superiori, ha deciso di lasciare una scuola privata tutta bianca per iscriversi a una scuola statale dove era minoranza e dove ha imparato molto di più sulla sua terra. La sua famiglia, papà avvocato e mamma ex interior designer, ha assecondato la vocazione della figlia.
Una volta stavamo decidendo di andare a vedere una rievocazione storica della guerra di secessione e io l’ho provocata, sapendo che avrebbe capito: “Ma il Sud perde anche stavolta, vero?”.
“Oh, fortunatamente il Sud perde sempre!”, mi ha risposto con l’ironia che la contraddistingue.
La sua famiglia è nata e cresciuta nella contea un tempo nota come Free State of Jones, la contea che, durante la guerra di secessione, si ribellò a sua volta al sud, creando un’enclave in cui i neri non erano schiavi.
Certe perle, certe storie che ti costringono a pensare, puoi scoprirle solo perché hai la fortuna di conoscere persone belle. È per questo che ho il bisogno di condividerle qui, perché anche da noi vengano conosciute, perchè la storia non sia dimenticata.

E poi perchè ho anche un po’ paura che Satana venga a trascorrere le vacanze di Natale al Sud. E sapete cosa intendo.


Una risposta a "Calendario dell’avvento americano – giorno #17 – Dal Benin ad Harlem, il Natale afroamericano, W.E.B. Du Bois"

Lascia un commento